Dalle Passerelle Al Grande Schermo Va Di Moda L'Eterno Ragazzino
- Massimo Porcelli
- 1 lug
- Tempo di lettura: 3 min

C’è una grande ingiustizia e c’è una altrettanto grande incongruenza che emergono dalle passerelle della moda maschile appena concluse a Milano e Parigi. E non è una novità perché, da che mondo è mondo, la moda è sempre stata ingiusta e molto poco congrua.
Da dove preferite iniziare? Dall’incongruenza? Dai, ok… ma prima di tutto dobbiamo informarvi che la tendenza dominante per la primavera estate 2026, che lo stile proposto (e imposto) da praticamente tutti i brand è quello di un ragazzo giovane, se non giovanissimo, un virgulto filiforme e imberbe (abbiamo visto almeno 20 sfilate senza trovare neanche un accenno di barba), aristocratico, fragile, lontano milioni di anni da quello che è, nella normalità, il cosiddetto “silverspender” ossia il signore di mezza età, non ancora canuto ma quasi, mortificato da un po’ di grasso addominale, affermato socialmente e, quindi, nella possibilità di acquistare abbigliamento e accessori di lusso. Costui dovrebbe mantenere in piedi il sistema moda andando al meeting in coulotte e cappello a cono di rafia (Prada), allo stadio in pigiama ornato di pietre colorate (Dolce e Gabbana), dal commercialista in camiciola di crêpe de Chine colore pastello (Saint Laurent). Non è questione di femminilizzazione del guardaroba maschile, ne abbiamo già parlato ed è una fase ormai passata, ci riferiamo al fatto che quasi nessuno stilista, designer o direttore creativo voglia tener conto delle effettive esigenze (e ovvie richieste) del suo target di riferimento.
Ormai siamo di fronte a distacco chirurgico tra offerta e richiesta e a detta di molti è questa la ragion per cui l’80% dei capi presentati in passerella rimangono invenduti e il “silver spender” si ritrova a comprare la solita camicia Charvet e lo stesso completo Brioni. Non siamo neanche difronte a un ingenuo tentativo di allargare il target perché i giovani ormai se ne infischiano del lusso che non possono permettersi e preferiscono il fast fashion, il vintage o il fake e il dupe che si trova sui social. Un’incongruenza, dicevamo, che si fa sempre più evidente e che un po’ imbarazza gli addetti ai lavori costretti a commentare, promuovere, vendere una moda che non sta più né in cielo né in terra.
Emerge con nitore la collezione di Hermès che, seppur usando i soliti giovanotti segaligni e malnutriti, manda in passerella abiti classicamente moderni e concettualmente sensati, che ci piacerebbe vedere indosso a tanti signori giovani o meno ma pur sempre eleganti. Per inciso: dal 1988 l’uomo Hermès è disegnato da Mme Véronique Nichanian, caso più unico che raro nel mondo della moda e ormai ultima donna alla guida di un brand del lusso.

E da qui, il passaggio all’ingiustizia è semplice: perché, a ben guardare, questa moda uomo iper giovanilista strizza l’occhio alla convenzione sociale che valuta figo il maschio vestito da giovane, mentre giudica fuori luogo la donna vestita da ragazzina. Un esempio? Ma l’avete visto Brad Pitt? Alla ben portata età di 61 anni presenzia alle prime dei sui blockbuster testosteronici in completo di velluto liscio celeste baby, in canotta sotto camicia sbottonata, in kilt e anfibi. Tutti approvano le rughette, tutti apprezzano la non calanche, e tutti applaudono Taylor McNeill (celebre stylist che veste anche il “perfettissimo” e giovanissimo Timothée Chalamet) che ha rinfrescato il protagonista di “F1” con outfit sgargianti, anticonformisti e molto, molto teen. Non ha avuto la stessa fortuna Demi Moore, di solo un anno più grande, che per rilanciarsi ha speso (lo ha dichiarato lei stessa) centinaia di migliaia di dollari in chirurgia estetica e ha dovuto affrontare i red carpet di “The Substance” sempre strizzata in abiti da vera femme fatale perché nessuno le avrebbe mai perdonato qualcosa di più fresco, anticoncezionale e confortevole.

Va beh, stiamo sfondando un portone aperto dicendo quanto ingiusta sia la tirannia dell’età che penalizza lei e valorizza lui, però la moda dovrebbe vestire tutti a tutte le età e soprattutto oggi, che abbiamo così tanti brand di leisure e street wear per i nostri figli, dovrebbe essere un pò più congrua, proponendo abiti coerenti con le esigenze del mercato, e molto più giusta, trattando donne e uomini con uguaglianza e rispetto.
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